principi religiosi e sociali del Mazzini che combatteva il cattolicesimo, la predestinazione e la grazia cristiana con la legge divina del progresso, legge, antidualistica, negante l’aldilà, e attraverso le generazioni in continuità costante, per Alto Disegno, sul suolo della patria e del mondo. Un nutrito studio di Dante s’era spento con gli ultimi suoi allievi : il Monti, il Parini, l’Alfieri e il Foscolo, o tuttalpiù sopravviveva in pochi imitatori dei forti poeti della generazione precedente, in una fredda poesia d’erudizione, di cui non ne andò esente talvolta neppure il Leopardi. Lo sdegno dantesco pel male, trasmesso per li rami nelle tragedie alfieriane o nelle satire del Giorno, doveva preparare progenie nuova col Leopardi, appunto, col Manzoni e col Gioberti, seguiti poi dal Giusti che, con le poesie del Berchet, di Giovanni Prati e della falange dei poeti garibaldini, suonava festoso la civica campana. Ma le correnti misteriose che recavano dai poeti, dai pensatori, dagli eroi passati e presenti i sensi di nobiltà al popolo, s’erano infrante sulle barriere secolari della dominazione straniera.