dell’arte e della scienza che poteva esser appresa soltanto dal sentimento ; e all’uopo, per segnare il divario eh’è fra l’ispirazione e lo sforzo dell’uomo, rammentava i versi del Buonarroti : Dal mortale al divin non vanno gli occhi Che son infermi e non ascendon dove Ascender senza grazia è pensier vano. E non dubitava così di rilevare nello stesso Raffaello che pur tanto amava (vedi il suo discorso agli Urbinati) una mancanza a volte di spiritualità, quando, lasciata l’imitazione della natura vera egli toglieva da una fisonomia un naso e una fronte e la trasportava sopra un’altra. Raccogliere « il bello sparso », secondo il tema concettoso del Mengs, era per il Nostro un freddo notomizzare che poteva ridurre sì il vario nell’uno, ma non rendeva percettibile a’ sensi «l’uno nel vario», secondo il sublime principio di Santo Agostino. La legge di convenienza delle parti col tutto, se era così regola dell’ arte, doveva esserlo per la storia e la scienza. Considerare le relazioni lontane dei fatti è dare lume ai posteri, le similitudini delle cose rilevare è un promuovere le invenzioni. - 23 -