d’unità morale, gli valsero il titolo di bacchettone o d’ empio. Certamente egli riprendeva chi deviava dal cammino dell’ideale e l’impeto suo poteva talvolta sull’innata mitezza, e colpiva con gli strali del suo verbo, che nella polemica splendevano come armi temprate nella fucina di Vulcano. Ma « bellezza vuole battaglia » e con la sua statura e co’ suoi pugni pesava ed emergeva quant’egli invero non prevedesse o desiderasse. «Ambizioso di non piacere in tutto a nessuna opinione estrema e pur non contento ai mezzi termini, non potevano chiamarlo nè venduto nè stolto». Dipingeva così sè stesso in un personaggio del suo romanzo Fede e Bellezza ; e intanto seguiva, confortato che non tutte le sue parole cadessero in terra ingrata. « K. X. Y. » : è lui ! Nella Antologia quella sigla era avvisaglia di tempeste che impressionavano tanto il Direttore, il buon Vieusseux, mentre oscuravano talvolta il cielo di quel giardino di Bo-boli dove assonnava come in un arazzo estense il placido Granduca. A Palazzo «Non Finito» correvano intanto ordini, e quel portone s’apriva al tabarro e spadino d’un Commissario Granducale, diretto e d’urgenza allo studio del responsabile, dello — 46 —