Viviani, che destarono con la forza del pensiero una vena feconda nella sua letteratura, salvandola così dai delirii del secolo e segnando nuove vie di civiltà all’ Europa. Parimenti alla iattanza della locuzione della maniera chiabreresca di quel secolo, o alla sdolcinatura dei vagheggini del ’700, seguaci del Le-mene, o all’aura delicata ma sonnifera dei boschi dell’Arcadia, apparsa nel '500 col Bembo e risorta nel ’700 per resistere sino all’800, il Nostro oppone un accento più nutrito e che doveva riportarle tutte all’antica dignità, rispettivamente col toscano Labindo, che appunto approfittò della crescente cultura del suo paese ; con Iacopo Vittorelli che subì l’impulso del XIX sec. destatosi a nuova vita civile ; con Ippolito Pindemonte, che nobilitò l’Ar-cadia « con qualche idea nuova e con lo studio degli ultramontani e dei Greci, con la dignità del proprio spirito, nella tenerezza tenace del buono, nell’urbanità professore del vero». Ma ciò che doveva ringrandire la sfera degli ingegni, temprandone la pazza fantasia col pensiero e ringagliardirla con l’affetto, « fu Io studio dei Greci, la conoscenza delle letterature straniere, la cultura delle erudizioni patrie e delle scienze naturali », che avviò la nostra letteratura a più - 69 -