« facendo, perciò, sè causa delle cose, nega la coscienza, nega sè stesso ; l’orgoglio lo rende debole e stolto ». Alle astrazioni metafisiche il Nostro come il Vico, oppone principi più pratici che si attengono, in mancanza di un vero sommo generalissimo, ai criteri di verisimiglianza, al certo. La civiltà dovevasi fondare nel senso comune, depositaria la coscienza, vigile e garante d’un equilibrio nel pensiero umano. E rammentando il Nostro, come il Vico raccomandasse « che non potendo l’uomo soddisfare l’intelletto con la scienza facesse riposare la volontà nella coscienza » e come respingesse perciò la critica solitaria della ragione individua che menava, in accessi di astrazione, allo scetticismo, compiacesi di far notare che il filosofo napoletano « pareva avesse lette le laboriose distruzioni del Kant » ; il quale appunto non poteva riconoscere alla realtà storica questa sua virtù d’influire positivamente nello spirito umano che faceva invece per sè stante e assoluto. Il Nostro doveva però anche reagire contro un mal inteso tradizionalismo, in quanto le sue manifestazioni, il costume, il linguaggio, non erano per lui immanenti e eterni ma valevano come indizi sempre nuovi ; ed attenendosi ancora al Vico che della - 28 -