nato dall’amore di sè. Onde la sublime definizione della virtù : « L’ordine dell’amore ». Un ordine cioè che limita col pudore l’amore di sè in modo da contemperare il bene proprio col bene altrui, rendendo così possibile il sorgere della famiglia e della società. Il Nostro ricorda a tal proposito come il Vico dell’amore di sè, facesse appunto sinonimo il pudore, e dimostra in una amplificazione di quel concetto, l’inscindibilità del principio di diritto da quello di dovere, per avere entrambi una comune origine ed una comune sostanza : « All’ avere risponde il dovere ; avere ad alcuno è dover ad alcuno ; de-ha-bere e debere la stessa parola perchè la stessa cosa ». Dalla filologia come dai fatti tutti dell’uomo trae a monito ed insegnamento le più profonde verità morali, che strette in un intimo rapporto, dovevano formare la dorsale d una Società ch’egli vagheggiava. Ammesso come legge necessaria ed inabrogabile l’amore di sè più o meno egoistico, ma che si esplica praticamente con un certo ordine ed una certa misura ne’ confronti della utilità altrui, ne risulta il principio sociale che « l’interesse dei pochi è indivisibile dal bene dei più ». Principio fecondo di applicazioni civiche, d’ogni ideologia e reggimento politico. - 32 -