Nè a questo ideale filosofico ed estetico, più ancora che politico, avrebbe egli rinunciato, se le necessità contingenti d’Italia non avessero richiesto la forma monarchica accentratrice, alla quale poi s’inchinò con lealtà e devozione. Com’ egli nell’ indole differente dei paesi vedesse appunto una scala all’armonia universale, e come la vafietà di sangue, di lingua, di coltura in una stessa regione stimasse il più opportuno anello di congiunzione fra i popoli, lo dimostrò con il suo sogno per la Dalmazia natia, dove coesistono due razze e due lingue : « l’assassino magnanimo, il morlacco ospitale ; lo studente attillato, la dama ragusea ; la sposa di Sabbioncello dal cappello piumato, la vergine del contado con pendenti dal beretto monete ; la madre abbrunata che serba al figliuolo la camicia insanguinata del padre ucciso nelle montagne natie ; i mustacchi virili, e il pizzo effeminato ; il cangiaro dal manico argentato, e il temperino inglese ; il lotume della contadina degli scogli, e il figurino di Francia ; la rascia e il broccato ; il mosto negli otri e lo sciampagna in bottiglie, e il rosolio lodato e contraffatto in tutta Europa ; la guzla e il pianoforte, i sonetti per nozze e le schioppettate di allegria ; il ratto barbarico, e le lettere tenere ; le sassate e le satire in versi ; — 130 -