le arti. Principio suo questo fortemente unitario che innesta immancabilmente la ragione alla poesia, l’intelletto alla fantasia, l’intelletto al cuore. Poeta, cittadino, scienziato, il Nostro fa un sol uomo, come lo furono « i dotti di scienza pratica e teorica, religiosa e civile » Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia, 1 Alighieri e il Petrarca che vede giganteggiare in quindici secoli di storia. « Per essere distinto il cittadino dal cortigiano e l’uomo dotto che vuole educare il pensiero per via del sentimento dall’uomo che ama piacere» (Giovanni Boccaccio), giudica come il segnale della degenerazione delle lettere nostre, e perciò il succedersi degli imitatori con la peste delle novelle, senza, appunto, dignità di pensiero, per cui altri culminarono poi con la poesia cortigiana, ignuda di scienza, come nei romanzi di cavalleria che mancarono « dell’ intrinseco dei fatti ». La poesia priva d’affetto sincero, doveva così languire nella dolcezza « petrarchevole » de’ suoni nel ’500, e gonfiarsi con ventosissime note per tutto il ’600, causando in Italia un deplorabile stato di debolezza civile. Come la Toscana sola ne restasse allora illesa, lo dimostra egli segnalandone il movimento scientifico con un Galileo, un Torricelli, un Redi, un - 68 —