Non del tutto ingiustificato potrà dunque sembrare anche quel suo speciale accanimento contro il dolore leopardiano, che si potrebbe raffigurare talvolta come un cupo edificio senza portali e finestre, costruito con le misure più rigorose tratte da una logica formidabile e suffragate da una immane erudizione. Architravi e muri maestri inoltre tanto solidi, da spiegar la loro forza a questa stregua: «Dunque, amandoti necessariamente del maggior amore che tu sei capace, necessariamente desideri il più che puoi la felicità propria ; e non potendo mai di gran lunga esser soddisfatto di questo tuo desiderio, che è sommo, resta che tu non possi fuggire per nessun modo di essere infelice». (G. Leopardi, Operette morali : Dialogo di Malambruno e Farfarello). Un critico commenta: — £ il fondamento del pensiero e del dolore leopardiano, intorno a cui non è ammissibile una replica. Se mai ognuno avrebbe da aggiungere per conto suo una prova di più. — Di essere infelice ? A quale scopo provarlo e con tanto rigor di logica come gl’ interlocutori nel celebre dialogo? Se mai bisognerebbe provare se la felicità consista necessariamente nella ricerca del piacere, e se coincida o meno con l’appa-gamento di quest’ultimo. — 57 —