delle nostre armi in guerra si tramutasse — per ciò che riguarda l’Adriatico — in una nostra sconfitta nella pace. E la pagina della storia italiana nell’Adriatico, rimasta aperta, c’invita a disperdere una volta per sempre questa fola malefica. Nell'enorme mole di scritti, pubblicati e lasciati inediti, mirabile monumento granitico della italianità di questo « Dalmata portentoso », come lo chiamò Graziadio Ascoli, si andò cercando qualche singola frase o parola uscita dalla penna del grande Dalmata nel fervore delle polemiche vivacissime di quei tempi, tra italiani e slavi in Dalmazia, staccando le frasi o le parole dal contesto e da tutta la rimanente opera letteraria tommaseiana e trascurando a bella posta di esaminarle in connessione con le circostanze d'ambiente e di tempo in cui il Tommaseo le scriveva, per venir a dirci, per esempio, che lo stesso Tommaseo aveva una volta riconosciuto « che anche nelle sue vene scorreva del sangue slavo » e che quindi la Dalmazia.... era terra slava. E facile comprendere, per chi ha letto l'infinità di opuscoli e di lettere che il Tommaseo scrisse in quel tempo (1840-1874) contro i tentativi di snaturamento del carattere nazionale della Dalmazia, come egli XIII