sione la grazia e il cui stile rammenta i prelati del cinquecento nella forbita e semplice venustà ». Tommaso Tommaseo del Nostro zio paterno, alunno Lauretano, « scrittore eletto, ingegno puro, anima verginale » ; e poiché cita qualcuno di famiglia, par compiacersi di certe altre qualità letterarie de’ suoi avi, forse perchè queste lo riguardavano da vicino, narrando di un Conte Luigi Tommaseo (dice che ad un ramo del suo casato stava « attaccato » questo titolo) « arguto ingegno, faceva versi per piacevolezza lodati, e rammentasi un epigramma sul Vescovo Lelio di Traù, il quale per mancanza d’aromi fu imbalsamato con sali, onde il Conte diceva a un bel circa “ Insipido visse, morì salato”». Aggiunge d’aver letto de’ bei versi latini, avuti dal Generale degli Scolopi in Ragusa, di un altro suo avo che ebbe un grado amministrativo nel Levante. E in tema di memorie famigliari, coglie l’occasione per confermare l’italianità del suo nome, che si pretendeva d’origine slava od anche ungherese. Tomasic, del ceppo stesso degli antichi re di Bosnia o Tomasew , documentando invece come fosse stato sempre scritto e detto allo stesso modo. Che « di uno di questo nome è la relazione la qual conservasi in Venezia della presa di Clissa » (for- - 133 —