poteva non considerar benefica una letteratura che dipingesse e rendesse più forte le naturali rassomiglianze tra i popoli. Tutti gli elementi e in tutti i campi che concorressero a formare una potente unità morale, erano, secondo tutte le sue credenze filosofiche ed estetiche, preziosissimi. Perciò nelle 16 distinzioni che fa per una letteratura europea, rileva sopratutto il principio che una verità universale deve esser posta come germe di universali affetti, senza però che mentisca ai costumi particolari di una data nazione. Ma avverte che il principio dev’essere preso con cautela, giacche certe scuole artistiche o filosofiche, quali dei novatori francesi, « che imitando o immaginando da sè fecero più male che bene», non devono essere punto cosmopolitiche. Così per quella letteratura francese, inglese o tedesca « che si pasce di pianto disperato, di sangue e di bestemmia non può essere affatto comune all Italia ». Questa stessa idea così ispirata al vero, moveva il Nostro alla ricerca della verità psicologica oltre della storica nel romanzo, dimostrando d’apprezzare tutta l’importanza dell’indirizzo francese. Affrontava pertanto il giudizio dei letterati pubblicando il primo saggio sperimentale in Italia della vita moderna, col suo romanzo Fede e Bellezza. - Ili -