quando Inoltre « alla forza prepotente controbilanciava le passioni insaziabili e ai danni del debole le molte dolcezze ». Tale contraddizione, « provvida necessità dell’errore», doveva dunque comportare al Foscolo « pena ed ammenda ». Ma più che coscienza d’incredulo era in lui « boria di retore » e talora leggerezza di vita, sopratutto per i tanti suoi debiti, per cui egli «in Inghilterra, come il Byron in Grecia, trovò Missolongi ». « Le calamità passeggere di lui sian perpetuo nostro danno, che ci han privato d’opere immortali, conforto e rimedio alla comune sciagura ». La musa foscoliana perfetta nel corpo e non fredda come le statue del Canova, ma animata da un palpito di dubbia passione, provocava gli strali del Nostro che nell’ « Arcade che bestemmia » vedeva il culto della materia ; affinata eterea, pur sempre materia, dove le Grazie declinavano come fuochi fatui nella cenere della illusione, e di cui il Foscolo si faceva il sacerdote a ristoro della mente, a schermo della realtà, fonte paurosa di dolore. Lo studio e l’analisi del Nostro sul Foscolo dubitante, miravano sopratutto a denunziare in lui lo scoramento alla vita, alla lotta, morbo troppo pernicioso in un tempo in cui le forze vive degli Italiani dovevano unirsi....... - 56 -