solo possibile a dare per lui un senso alla vita e salute all’ Italia. Da qui le ragioni del suo apostolato, da qui le durezze della sua esistenza : « Una voce possente mi parlava nell’anima, e mi spingeva fuor della casa del padre mio, e mi comandava ire e ricevere e recare il nuovo vero, ad annunziare la retta fraternità, l’amor della pura ed immortale bellezza». La madre nella casa di Sebenico custodiva le carte e i libri del figliuolo assente ; s’introduceva spesso nella stanza di lui deserta per raccogliersi in meditazioni e preghiere. Il figlio, l’unico figlio più non vedeva da anni ; il bene suo più non serviva a lei, serviva a quella terra d’oltremare, che da fanciulla, nelle burrascose notti dalmatiche, attorno al focolare, sentiva descrivere da’ suoi padri, sudditi veneti, come della terra promessa. Madre dalmata, Caterina Chevessich, intendeva bene il sacrificio, sentiva per atavico istinto l’amore del figlio per la terra fatale. Ed egli non dava che rare notizie di sè ; e in un casto silenzio per la sua passione, per la sua missione, soffriva dei rimproveri del padre che lo voleva, dopo la laurea padovana, avvocato con studio e clientela in Sebenico. - 25 -