pratiche verità. E il segnale di questo risveglio non poteva essere che lo studio di Dante : allievi il Gozzi, il Varano, Parini, il Massa, Monti, Alfieri e Foscolo, i quali portarono un linguaggio più virile nelle lettere italiane, pur non essendo stati essi veramente dotti, ma però cospiranti tutti con un secolo aperto alle nuove dottrine fisiche, politiche e morali. Quanto al Nostro importasse il movimento scientifico e non soltanto per rivendicare una gloria all’Italia, ma per stabilire appunto la vera base su cui doveva poggiare la nuova letteratura, egli fa un paragone tra la civiltà francese e italiana del XVIII sec., e ammette che la nostra al riscontro par nulla « se ne guardi l’esterna veste o la fama e l’efficacia sul restante d’Europa ». Invece considerandola « nel vigor degli ingegni, e nell’intrinseco valore degli scritti » la vittoria gli pare incerta. Non solo perchè in Italia è stata fondata « la prima cattedra d’economia politica e che un erudito uguale al Carli, senza parlare del Muratori, la Francia non può forse nella seconda metà del XVIII sec. vantare»; ma tanto meno « ha da contrapporre di più pensato al trattato Dei delitti e delle pene, e Dello Stile, opera che i francesi hanno lodata e tradotta, mentre l’Italia l’ignora,o, che più mi dorrebbe, la sprezza». — 70 —