della poesia, la lingua toscana, che gli dava « impressione soavissima simile quasi a rivelazione ». E con il Vico riaffermando che « i parlari popolari sono testimoni più autorevoli de’ costumi idee dei popoli e che i popoli sono che danno i sensi certi alle parole delle leggi, e quindi alle parole sensi a quali tutti devono stare » ; sosteneva la sua tesi in quella celebre e passionata polemica, ispirato dai più alti principi che gravitano nell’assoluta unità del suo pensiero, conciliatore del vero dato dalla ragione individua e del certo frutto della tradizione. Finalità tanto alte potevano servirgli a scusa della inruenza battagliera quanto selvaggia delle sue polemiche per cui fu tristemente noto? Questa animosità comprendeva l’opera sua tutta, la letteratura, la filosofia, la lessicologia, delle quali fece campo immenso di battaglia, e dove i suoi principi educativi affioravano nello specchio terso dell’arte con punte d’acciaio. Ma non potendosi così distinguere in lui nettamente il letterato dall’educatore, spiritualmente accoppiati per un miraggio supremo al quale consacrava la vita, è da valutarsi nel giusto modo questo suo pur duro metodo nell’educare, quando poi la sapienza e lintegerrima vita garantivano che il colpo — 50 -