tosto che dovere ancora in molta parte sgorgare «dal lago del cuore» — per ripetere l’immagine usata dal Pratesi esortando l’Abba a scrivere le Note-relle — avesse già assunta la forma di un’opera d’arte alla quale non occorresse più che il labor limae, non direi: e non credo che abbia proprio inteso di dirlo neppure il Bulferetti, nonostante la paziente collazione del testo degli squarci quasi comuni al Diario ed alle Noterelle. Tutti sappiamo quale sia stato, ad esempio, il labor limae di Alessandro Manzoni tra l’edizione del 1825 e quella del 1840 dei Promessi Sposi. Ma il romanzo, come opera d’arte, nel 1825 aveva avuto già vita definitiva. Invece il Diario e le Noterelle sono per me due cose distinte. E se avessimo la sorte che l’intero manoscritto del Diario fosse ritrovato, credo che esso mi recherebbe [138]