fazione nelle lettere del 13 Marzo e del 7 Maggio. L’Abba però, come tante altre volte, resisteva. Per la morte di uno zio, a distanza di quindici giorni da quella del padre, aveva ereditato un modesto patrimonio rurale che gli dava assai da fare. « Mi tocca attendere alla campagna e a tutte le operazioni agricole in cui non capisco nulla, ma che mi riescono gradite. Per esse guadagno una cosa inestimabile nel non più annoiarmi, e mi rinfranco la salute. » Cosi rispondeva al Pratesi il 15 Maggio 1878. Ma le occupazioni avevano cacciato la noia, non lo sconforto. E ricusava l’invito di collaborazione alla Rassegna Settimanale con queste desolate parole: « Che cosa vuoi che scriva? Io leggo con amore quel periodico e non so proprio che cosa potrei dare di mio da comparire degna- Ì 97 ] 7-