Castelmorone, ad una colonna borbonica, forte di 7000 soldati. Accerchiati d’ogni parte, non vollero deporre le armi, né egli né i suoi. Ad uno fra i nemici, che gli intimava la resa, rispose: “Miserabile! I Bronzetti non si arrendono; muoiono! ” E mori. » (1). Campo sotto Capua. ij ottobre 1860. « ...Dianzi io me ne stava accovacciato in fondo all’anfiteatro in uno degli stanzini, dove si tenevano le fiere per gli spettacoli. Io guardava quell’immensa cerchia di gradini, coperti d’erba e di muschio, e colla mia fantasia, li popolava di spettatori. Spettatori all’uso dei nostri giorni. Vi stavano male, male assai. Dovetti annientarli; e rifar la fatica, schierando su quei gradini un popolo di Romani. Qual gente, quali petti, quali volti! Oh fantasia felice, tu mi hai dati tutti i tuoi sorrisi in quell’ora! E poi mi compiacqui a mutare me stesso, ora in una (1) Neppure questo brano i rimasto nelle S»tmlU forse perché, per la giornata del Volturno, l’Abba preferì inserire una breve narrazione del compagno d'armi Sciavo. [60]