aveva veduto scrivere, si può dire, giorno per giorno (i). Naturalmente, quindi, ogni volta che, nel carteggio, l’Abba si riferisce alle sue memorie di guerra ne parla come di cosa già ben cognita all’amico. Ecco il primo accenno, in una lettera del 23 Aprile 1870: « Anch’io vorrei scrivere un romanzo nel quale innesterei, per cosi dire, il mio diario d’uno dei Mille. L’ho bello e ideato, e qua e là a tratti fissate le scene e colte le immaginazioni che serbo sopra certi fogli, sui quali scrivevo nelle notti di questo inverno sciagurato. Ma mi manca la voglia e perdo la lena. » (1) Cc lo attcsta in uno scrìtto inserito nel cit. opuscolo pubblicato i Bracta pel venticinquesimo anniversario del magistero dcll’Abba. «Giuseppe Cesare Abba — egli scrive — venuto a Pisa nel 1864 col proposito degli ttudii... soleva passare gran parte della giornata nella biblioteca universitaria, ove più volte lo vidi intento a ricercare nei grossi volumi in folk» dei Rmam /uìiitm Keripjortt non so più quali cronache mediocvali; e scriveva le prime SltrtUt i'mm iti ALtilt, a commento del-poema dì guerra vissuta c d'amore ». [74]