l’artista dopo venti anni rivisse veramente le sensazioni e le impressioni sorte in lui nel momento stesso in cui i fatti si compivano; esse attestano che lo scrittore quarantenne scolpiva in forma duratura quel che il giovane di venti anni aveva veramente vissuto, sinceramente ed immediatamente sentito. Ma l’opera d’arte rifulge della luce vera dalla quale merita di essere circonfusa. Il preconcetto che le Noterelle fossero state scritte nel 1860 conduceva, ad esempio, uno dei nostri critici più insigni a dire dell’Abba: «Più volentieri lo chiamerei cronista e non per diminuirlo» anziché storico e aedo. E sembrava, sempre per quel preconcetto, che al vertice insuperato della sua arte di scrittore egli fosse giunto ventenne quasi inconsapevole e casualmente, sol perché le cose grandi, fra una battali *49]