la mesta cerimonia. Gli Eroi dell’antichità non ebbero miglior conforto d’esequie; né a coloro tra noi che videro i funerali di Ma-nara e dei più illustri della difesa di Roma, sarà parso meno sublime il lutto di Palermo sul valoroso Ungherese. Io lo vidi quando giaceva ferito al ponte dell’Ammiraglio e sentii le sue generose parole. Sul suo volto tanto espressivo, nei suoi grandi e mesti occhi, si leggeva più che lo spasimo del corpo quello dell’anima. Ei non poteva più combattere! Una palla gli aveva infranto un ginocchio. Chi me l’avrebbe detto, quando al passo di Renna, io lo vedeva caracollare sul suo superbo cavallo? Tukòry avea l’aspetto d’un di quegli uomini, che al primo vederli tu esclami: colui non dovrebbe morire mai!... » (i). « ...Al convento di S... ho parlato con una vecchia monaca. In momenti supremi li (i) Scila noia all'Arrig» manca anche qui e nel brano (tic-ceuivo l'indicazione di data. Nelle SttrrtiU di. ai narra dei funerali di TulsOrjr tono la data ddl'i i giugno, ma in forma auai divena, a pag. 177- Della ferita riportata dal valoroto ungherese il mattino del 27 maggio ai paria, invece, nelle No-tmlU tolto la data dd ;t maggio, (ed. Clt. p. 14)). [57]