320 XI. - l’italia e la questione d’oeiente la speranza di qualche accordo col Governo dello Czar. I fatti hanno dimostrato che, come tante altre recenti manifestazioni della nostra politica, quel viaggio, deciso da un momento all’altro, cosi, tanto per fare, senza una conveniente preparazione, non ha dato il menomo frutto. L’insuccesso fu ribadito a proposito del progetto delle riforme pel quale non siamo nemmeno stati interrogati. Oi fu comunicato il memorandum a cose decise e quando non v’era più nulla da fare! Ora, da parte delPAustria, una tale condotta è stata qualche cosa di più che una mancanza di riguardo. Nel memorandum per le riforme, non si parla, è vero, dell’Albania, ma tutti sanno come nel vilayet di Kos-sovo sieno numerosi gli Albanesi. Solo per questo, e dal momento che vi era un’intesa e si erano scambiate reciproche assicurazioni sulla questione del-l’Albania, essa aveva l’impegno morale di sentire anche l’Italia. E che le riforme potessero interessare e avere il contraccolpo in Albania e fra gli Albanesi, lo si è veduto subito dopo, co’fatti di Mitro-vitza. Ciò serva a dimostrare il valore di quelle assicurazioni e di quell’intesa che dal banco dei Ministri fu annunziata come una sicura garanzia che i nostri interessi non saranno offesi ! Quale e quanta sia l’importanza che ha per noi la questione dell'Albania tutti sanno ormai, e non mi pare più il caso di insistervi troppo. Nè 1’ onorevole Cirmeni ha esagerato, quando svolgendo alla Camera una sua interrogazione disse che è questione di vita o di morte, e che se una grande Potenza, all’infuori della Turchia, potesse stabilire il suo dominio nelle provincie turche bagnate dall’Adriatico,