Dopo i fatti di Mitrovitza 87 duta per sempre la speranza accarezzata dalla Serbia di avere uno sbocco nell’Adriatico a San Giovanni di Medua, poiché tutto cadrebbe nelle mani dell’Austria. L’Italia, sempre più chiusa nell’Adriatico, che dovrebbe pure essere mare suo, vedrebbe anche cessare da un momento all’altro i suoi commerci con l’Bgeo e con Salonicco. La questione macedone ha anche per noi una grande importanza, per gli interessi politici che abbiamo nell’Adriatico e nella Penisola Balcanica, e per quelli commerciali che vanno sviluppandosi e che crescerebbero ancora di più, se invece di perdere il tempo a mandare tante circolari inutili, il Governo se ne occupasse seriamente, come fanno gli altri Paesi, che mirano a conquistare quei mercati. E per noi di capitale importanza che, nel caso di possibili mutamenti, la Serbia non ne esca sminuita, nè si turbi a suo danno l’equilibrio della Penisola Balcanica. Noi dobbiamo desiderare che nell’Adriatico come nell’Egeo, se mutamenti debbono avvenire, si affaccino delle piccole Potenze, con le quali sarà molto più facile andare d’accordo, che sarà forse nel nostro interesse di aiutare, anziché una grande nazione, con la quale sono quasi sempre in conflitto i nostri interessi. I gravi fatti di Mitrovitza han destato nei Gabinetti europei le più grandi preoccupazioni, appunto perchè si teme ohe essi possano ora o più tardi offrire un pretesto all’Austria di intervenire onde rimettere l’ordine che la Turchia non riesce fino ad ora a mantenere. L’accordo austro-russo e le solenni dichiarazioni partite, così da Vienna come da Pietroburgo, sulla ferma ed assoluta intenzione di queste due Potenze di mantenere lo statu quo ad ogni costo, sono tali