56 II. - IN SERBIA l’ipotesi intorno alla eventualità di una guerra, si oapiva da tutti che col disgelo delle nevi e in principio di primavera, malgrado l’accordo austro-russo per l’applicazione delle riforme, sarebbe stato necessario mandare della truppa al confine onde proteggere i fratelli di razza della vecchia Serbia dalle prepotenze albanesi, e le popolazioni che si sarebbero rifugiate al di qua del confine.... Il Re, per l’appunto, in vista dei possibili avvenimenti e della gravità della situazione nella Penisola Balcanica, ha creduto di dover fare nei primi giorni di aprile il colpo di Stato a cui ho già accennato, sospendendo la Costituzione che ha avuto così due soli anni di vita, sciogliendo la Scupcina e ritornando in gran parte all’ antica costituzione che conferisce maggior potere alla Corona e limita l’azione della Camera elettiva. Il manifesto col quale il Re annunziò al paese la sua risoluzione, e che diè luogo, pur troppo, a qualche tumulto per le vie di Belgrado, è una carica a fondo contro il parlamentarismo. Ohe le passioni politiche nella Scupcina avessero preso un carattere troppo vivace e che nel tempo stesso i partiti avessero finito per imperniarsi un po’ troppo sulle persone anziché sulle cose, non si può negare, ma è difetto comune a tutti i Parlamenti, specialmente a quelli de’piccoli e giovani Paesi. Se sia meglio in tal caso lasciare a queste passioni libero sfogo nelle assemblee o lo stringere i freni nella speranza di poter riuscire a impedire che da queste si diffondano troppo nel Paese, è quello che l’avvenire dirà. Poiché, come suole sempre accadere in questi casi, l’atto del Re Alessandro sarà giudicato alla stregua dei resultati....