72 III. - LA VECCHIA SERBIA un certo numero d’Albanesi di scorta. A meno, ben inteso, non avesse un ordine personale del Sultano, nel qual caso tutti s’inchinavano e facevano a gara nel colmarlo di cortesie. Il circondario di Drenitza, per esempio, all’ovest di Pritohina, vasto come una delle nostre sottoprefetture piuttosto grandi, era assolutamente uno Stato nello Stato. Quantunque non vi sia, come fra Stato e Stato, il palo-frontiera, tutti però sanno benissimo dove comincia e dove finisce il territorio di Drenitza. Se un malfattore, inseguito dai gendarmi, oltrepassava questo confine, era in salvo. Nè i gendarmi nè la truppa avrebbero mai osato, fino a qualche tempo fa, di continuare l'inseguimento. Come si vede, era anzi qualche cosa di più di uno Stato diverso, perchè fra uno Stato e l’altro si possono almeno fare le pratiche per l’estradizione, mentre l’Autorità turca sapeva benissimo come in questi casi non vi fosse più nulla da fare. Ebbene, è bastato che un uomo di energia volesse veramente far cessare questo stato di cose, per riuscirvi, subito, senza difficoltà, e senza nemmeno adoperare mezzi eccezionali. Nell’autunno scorso, Chemsi pascià, comandante delle truppe a Mitrovitza, seccato precisamente perchè i gendarmi gli avevano riferito, come se fosse la cosa più naturale del mondo, ohe non avevano più inseguito dei malfattori perchè erano passati sul territorio di Drenitza, volle andarci in persona. V; si presentò con due compagnie di soldati e una trentina di gendarmi. Fatta fermare la sua truppa nel centro del paese, mandò a chiamare i notabili, i capi del paese. Capirono di aver a che fare con un uomo che non scherzava, e nessuno fiatò. Anzi Chemsi pascià riesci nientemeno