170 VI. - USKUB abituati a una commedia — e tale la ritengono anche ora — che si ripete oramai da tanti anni ! E riassumono il loro pensiero con una frase caratteristica : •— Ma so fossero possibili le riforme, i Turchi non sarebbero più Turchi.... E allora non ci sarebbe nessun bisogno di riforme!... Anzi, per dire il vero, questa volta lo scetticismo è ancora più forte. Prima di tutto perchè le riforme essendo state proposte da due sole Potenze, è evidente che non vi è accordo fra tutte. Tanto vero che l’Inghilterra, per esempio, ha subito formulato delle riserve. In secondo luogo ispira sempre una grande diffidenza il contegno della Sublime Porta quando aderisce prontamente a ciò ohe le si chiede, e peggio ancora se ha l’aria di volere anzi fare di più. In generale è il gran sintomo che non vuole fare nulla. Anche nel caso attuale le difficoltà sarebbero state certamente minori se la Turchia non avesse voluto fare — almeno apparentemente — molto di più. Le due Potenze, Austria e Russia, sebbene nel loro memorandum abbiano soppresso la parola Macedonia, han consigliato le riforme pei tre vilayet di Salonicco, Kossovo e Monastir, che comprendono per l’appunto la Macedonia e la Vecchia Serbia. Pel momento non avevano ragione di occuparsi delle altre provincie. Ed ecco che il Sultano proclamando la necessità di estendere le riforme da lui accettate con tanta prontezza, a tutta la Turchia Europea, fa nascere la questione albanese la quale poteva, per lo meno, essere rimandata a un’epoca più opportuna. Ma, a parte questa considerazione, c’è molto da dire anche sul modo col quale il lavoro che le Potenze e la Sublime Porta hanno affidato a Hilmi