La sede dell’ Ispettorato generale 165 battaglioni di truppe regolari erano di passaggio ad Uskub per recarsi a Mitrovitza e a Prizlend, di dove giungevano notizie allarmanti intorno ai movimenti degli Albanesi decisi più che mai a non voler accettare le riforme. Due battaglioni erano schierati lungo la strada che dalla città conduce alla stazione, per rendere gli onori a quella famosa Commissione composta di alti dignitarii dell’ Impero, che il Sultano aveva mandato in Albania per fare ancora un ultimo tentativo presso gli Albanesi. Non avendo nulla ottenuto, la Commissione se ne ritornava a Costantinopoli dopo essersi fermata un giorno ad Uskub onde informare Hilmi pascià, che, dopo questo insuccesso, doveva prendere le misure necessarie. Capitando a Uskub, m’è sembrato interessante fare una vìsita a Hilmi pascià, il quale, prevenuto del mio arrivo e sapendo che avevo una lettera di presentazione, mi mandò subito a dire sarebbe stato lietissimo di ricevermi. Mi recai da lui l’indomani mattina. L’Ispettore generale ha stabilito i suoi uffici in una modesta casina, e se non vi fosse la sentinella, nessuno potrebbe pensare che ivi è insediato quegli che si considera un po’ come il Yicesultano, l’uomo che dalle Potenze e dal Padiscià è stato investito di un potere e di una autorità come non v’è esempio nella storia dell’impero Ottomano. Davanti alla casa il solito stuolo di pezzenti, di mendicanti, che v’è sempre dinanzi alle abitazioni dei potenti e, fra gli altri, parecchi che mostrano piaghe ancora aperte onde vieppiù destare la pietà. Nell’atrio, appena entrati — ciò che fa sempre una strana e curiosa impressione quando non vi si è più abituati, e si manca da molto dall’ Oriente — una sfilata di scarpe, di-