196 VII. - SALONICCO Dopo l’assalto dei facchini dovete subire quello dei cocchieri, appena uscite sul piazzale della stazione. E, finalmente, quando v’è riuscito di mettervi in carrozza, vi domandate ancora come farà il vostro cocchiere a cavarsela in mezzo a tutto quel movimento di gente e di vetture in una semioscurità, per cui ad ogni momento deve fermarsi per non schiacciare qualcuno e non andare incontro a qualche altra carrozza. È uno scoppiettare di fruste, un vociare confuso, un baccano del diavolo, in mezzo al quale si sente ripetere dai cocchieri il grido varda varda.... corruzione del guarda italiano, — tal quale come se si fosse alla stazione di Milano.... Del resto l’albergo, il primo albergo di Salonicco, è l’Hotel Colombo, così chiamato non in onore del grande genovese ma dal suo primo proprietario. E quando, dopo aver percorso le strade buie della città, la vostra carrozza si ferma alla porta dell’albergo, è in italiano che il suo attuale proprietario — un bolognese — vi dà il benvenuto, mentre dal vicino café-chantant vi giunge l’eco di un Funiculì-Funiculà o del Mare luccica con cui le canzonettiste napoletane mandano in visibilio il loro pubblico. Salonicco, l’antica Tessalonica, conta circa 130 mila abitanti. I due terzi sono israeliti di origine spa-gnuola, come tutti quelli ohe popolano la Penisola Balcanica, e che vi si sono stabiliti quando furono cacciati dalla Spagna. A Salonicco, come in tutta la vasta regione dal mare al Danubio, in Turchia, in Serbia e in Bulgaria, si sono sempre mantenuti estranei alla politica, occupandosi soltanto dei loro commerci. Ma in quasi tutte le città, quantunque per effetto del Congresso di Berlino sia stato loro riconosciuta assoluta