I nostri uomini politici non viaggiano 297 e ad evitare ingrate sorprese facendo una politica meno incosciente, e cercando di rimediare a tutti i passi falsi, a tutti gli errori clie siamo andati accumulando da parecchi anni a questa parte. Sopratutto in questo ultimo periodo nel quale dovevamo arrivare fino al grottesco, con due Ministri degli Esteri in carica! Uno che non voleva rimanere, e l’altro che non voleva andarsene. I nostri uomini politici non s’occupano in generale delle questioni di politica estera, e non viaggiano. Nessuno di tutti quei Deputati i quali aspirano ed hanno aspirato al portafogli o al sottoportafogli degli Esteri, tranne una o due eccezioni, ha mai creduto necessario di fare qualche viaggio a scopo di studio, onde rendersi conto sul posto di tante cose ohe non s’imparano sui libri — che del resto non leggono. Mentre a Sófia, a. Belgrado, a Salonicco, ogni anno capitano uomini politici di tutti gli altri Paesi, non c’è un Deputato italiano il quale abbia creduto mettesse il conto di dedicare un paio di settimane a fare un breve giro nella Penisola Balcanica. Oosì da noi può diventare magari Ministro degli Esteri proprio quel deputato che in occasione degli sponsali di S. M. il Re Vittorio ha domandato a una persona del seguito del Pi’incipe Nicola che lingua si pai-la al Montenegro ! Oosì è possibile in questo nostro felicissimo paese che un sotto-Segretario di Stato scriva a un R. Console di occuparsi oltre che delle cose della città ove risiede, anche di quelle di un’altra città senza sapere evidentemente che que-st’ultima è in un altro Stato ! Qual meraviglia quindi se nelle loro relazioni cogli Ambasciatori, nelle note a’ nostri Diplomatici all’estero, e nelle dichiarazioni fatte dal banco del Governo, i