La “ carrozza europea „ 151 ma mentre fino a Zibechè si era andati con una velocità possibile, dal confine turco in poi il treno procede con una lentezza incredibile. La società austriaca, che ha in mano la ferrovia, malgrado tutta la sua buona volontà, ha dovuto uniformarsi alle abitudini del Paese. Il turco non ha mai premura! Un treno in Turchia fa a noi un curioso effetto, specialmente quando si ferma alle stazioni e tutti i viaggiatori sporgono dagli sportelli il capo coperto dal fez. Il mio, è l’unico cappello in tutto il treno. Non ci sono altri Europei nella carrozza europea: si chiama così la carrozza diretta da Pest a Salonicco, nella quale non salgono mai i viaggiatori turchi. Nelle stazioni poi, v’è sempre una folla di pezzenti ad aspettare il passaggio del treno per chiedere l’elemosina. In Turchia non si viaggia di notte, e in generale su tutte quante le linee non vi sono che due treni al giorno, uno in un senso e l’altro nell’altro. Man mano che ci si allontana dal confine serbo, la campagna doventa sempre più squallida, e certi piccoli villaggi che si vedono passando, formati da poche case costruite con mota e coi tetti di paglia, ricordano i villaggi africani. Hanno anch’essi tutt’in-torno, per l’appunto come i villaggi africani, una specie di zeriba. In mezzo a quella campagna brulla, deserta, si vede di quando in quando una pattuglia a cavallo che va al galoppo, poi magari un soldato isolato col suo fucile ad armacollo, o posto dinnanzi attraverso alla sella, che, a cavallo o anche su un modesto asinelio, se ne va così, chi sa dove.... Porse a portare un ordine a molte miglia di distanza.... a esplorare per