Conversazione con 'Hilmi pascià 167 Hilmi pascià è un uomo sulla cinquantina. Alto della persona, ha la barba brizzolata e i zigomi piuttosto sporgenti: l’occhio mobilissimo, vivace. Fa subito l’impressione di un uomo energico e risoluto. Quando fu nominato, tutti indistintamente riconobbero non si sarebbe potuto fare scelta migliore, e il giudizio delle persone che meglio conoscono le cose d’Oriente si riassume in queste parole: dato vi sia qualche possibilità che le riforme si vogliano e si possano applicare (vedi in fine del capitolo il testo del memorandum austro-russo per le rifanne), l’unico uomo che può riuscirvi è Hilmi pascià. Non si dissimulò nemmeno dal principio le grandi difficoltà che avrebbero ostacolato l’opera sua e ne ha valutato l’importanza, ma ha sempre avuto la ferma convinzione di riuscire. Naturalmente, nella lunga conversazione che ebbi con lui, mi ha fatto l’apologià dell’opera sua. “ — La prima cosa che ho dovuto fare appena qui “ — mi diceva — è stata quella di epurare la gendar-“ meria e la polizia dagli elementi incapaci o peggio. “ Alcuni — e si tratta di mille persone, compresi “ molti ufficiali — sono stati collocati a riposo, altri “ destituiti e, infine, un discreto numero destituiti e “ sottoposti a giudizio. Con questa riforma della gen-“ darmeria ho fatto posto all’elemento cristiano. Per “ il vilayet di Uskub, per esempio, su 2824 gendarmi “ ho stabilito ve ne siano 545 cristiani e 315 sono già “ in servizio. Presto avrò l’effettivo al completo, al-“ meno lo spero, quantunque s’incontrino delle diffi-“ coltà perchè molti Cristiani non vogliono accettare. “ Quanto alla polizia, su 37 Commissarii ne ho nomi- nati 2 cristiani. Non sono molti, ne convengo, ma “ bisogna toniate conto che vi è di mezzo la difficoltà