La riforma della Gendarmeria 173 — Ecco un primo frutto dell’ applicazione delle riforme — mi disse il Console, presentandomi il giovane commissario di origine serba, e che indossava per la prima volta quel giorno l’uniforme. In città questa nomina aveva destato un vivo malumore fra i Bulgari, e il giovane commissario parlandomi dei suoi nuovi doveri e delle difficoltà che avrebbe incontrate, manifestava però la speranza che tenendo sempre una condotta equa, avrebbe finito per vincei’e le prevenzioni. Ma questo commissario è un giovane colto, il quale ha fatto un corso regolare di studii, e che, come egli stesso diceva, porterà certamente nell’adempimento del suo dovere un grande sentimento di equità. Quanti sono i suoi colleghi che si trovano nelle medesime condizioni? Per ciò che riguarda la riforma della Gendarmeria, una sola cosa, consigliata dal memorandum e della quale si parlò subito, avrebbe potuto dare veramente qualche resultato pratico, e sarebbe stata nel tempo stesso una vera garanzia per l’Europa : il chiamare, cioè, a farne parte ufficiali europei. Essi avrebbero assolutamente impedito le gesta per cui va celebre la gendarmeria ottomana — o non potendo riuscire a disciplinarla seriamente, si sarebbero dimessi, motivando le loro dimissioni. E allora sarebbe stato stabilito ben chiaro su chi devono ricadere le responsabilità. D’ altra parte il Governo Ottomano avrebbe dovuto pensarci due volte prima di revocare un ufficiale europeo, per quanto al servizio dell’ Impero, solo perchè vuol fare il suo dovere. Mentre con gli ufficiali cristiani, ma sudditi turchi, può fare quello che vuole. Oggi, perchè tutti seguono con interesse gli avvenimenti ohe si svol-