La nuora Belgrado 31 anni sono sorti, come per incanto, e a decine, gli eleganti edifici, destinati alle grandi amministrazioni dello Stato, alle scuole, agli istituti militari, alla residenza dei Ministri esteri accreditati presso la Corte degli Obrenovitch o per le abitazioni private delle classi agiate. Nel centro della città e nelle case nuove, gli appartamenti costano un occhio del capo — più che a Parigi — e sono saliti rapidamente a prezzi favolosi i pochissimi terreni ancora disponibili. Vi sono stati dei piccoli proprietarii, poco più di contadini che, avendo avuto la fortuna di possedere una casupola in una delle strade centrali, sono diventati ricchi dall’oggi al domani, vendendola come area fabbricabile. Là, dove una volta v’ era un labirinto di viuzze anguste, irregolari, formate dal succedersi di piccole case a un solo piano, sono stato aperte delle strade spaziose, allo quali il Municipio di Belgrado ha dato il nome un po’ pomposo di avenues, che però non disdice, poiché, sia puro in proporzioni più modeste, ricordano realmente por la loro larghezza, per gli alberi dalle quali sono fiancheggiate, e anche per gli alti fanali della luce elettrica piantati nel mezzo della strada, le avenues delle città francesi. Il quartiere turco è quasi completamente scomparso; ed è ridotta oramai a pochissime persone — che del resto non s’incontrano nemmeno più pelle strade — la popolazione mussulmana, la quale nel 1887, all’ indomani della guerra serbo-bulgara, era ancora abbastanza numerosa. ' A ricordare la lunga dominazione ottomana non rimane più che un’ unica moschea aperta al culto, e quella fortezza che dà il nome alla città (Beogrdcl in serbo vuol dire fortezza bianca) e che, per varii