III. - LA VECCHIA SERBIA Il conflitto scoppiò gravissimo, per l’appunto da quella parte dove meno si aspettava, e mentre l’attenzione generale era rivolta altrove, e pareva che il segnale di gravi complicazioni dovesse esser dato dall’azione delle bande e dei Comitati bulgari. Il Governo Ottomano, e per esso l'ispettore generale per l’applicazione delle riforme, ha ben dovuto ricorrere alle misure energiche; ma intanto, con tutte quelle trattative e l’invio di successive Commissioni, fu dato agli Albanesi il tempo di organizzarsi ; mentre per evitare che la questione albanese sorgesse con carattere così minaccioso a complicare vieppiù il problema macedone, l’Ispettore generale avrebbe dovuto procedere al loro disarmo, subito, appena proclamate le riforme, e attaccarli immediatamente ai primi sintomi di ribellione. Ma l’Ispettore generale, malgrado le sue buone intenzioni, ha avuto certamente, come suol dirsi, le mani legate. Tutti sanno oramai che gli Albanesi sono sempre stati protetti dal Sultano, tanto che è composta in gran parte d’Albanesi la sua guardia personale, come sono di origine albanese molti dei più alti dignitarii dell' Impero. Il Sultano Abd-ul-Hamid, contrariamente a ciò che si crede generalmente, ò un uomo di non comune ingegno e di una grande scaltrezza. Solamente, da parecchi anni, si è vieppiù accentuata in lui la manìa della persecuzione che turba la sua intelligenza, e che del resto è un male in famiglia. Lo zio, il fratello, ne sono stati ugualmente colpiti. Egli non ragiona assolutamente più, quando si tratta della sua sicurezza personale, ed è facile immaginare, dato questo stato di cose, come ne approfittino coloro che gii stanno intorno, e specialmente gli Albanesi che