Dal Principe Ferdinando 115 lava italiano, ma spesso e volentieri in napoletano, — il che una volta destò le più grandi meraviglio fra i rivenditori di corallo di Portici e di Torre del Greco, quando la Principessa vi si recò con lui pei comperare alcuni oggetti. Gli appartamenti del resto sono pieni di ricordi, di quadri, di oggetti artistici del nostro Paese. In una delle sale che si attraversano per arrivare a quella ove S. A. R. suole ricevere, ho notato, per esempio, una serie interessante di quadri che sono altrettanti ritratti di Principi di Casa Savoia, fino a Re Carlo Alberto. In una galleria v’è un bel ritratto di Cavour, e dei grandi ritratti del compianto Re Umberto e della Regina Margherita spiccano sulle pareti della sala ove ebbi con S. A. R. un lunghissimo colloquio. La situazione così delicata — tanto all’estero come all’interno — non consentiva al capo di uno Stato sul quale pesano gravi responsabilità di fare dichiarazioni politiche. Ma lasciando libero corso alla conversazione, si toccarono ugualmente tutti gli argomenti anche politici e più gravi, su ciascuno dei quali il Principe mostra di avere un concetto sicuro, e di sapere bene quale è la via da seguire. Naturalmente è sempre interessante il parlare col capo di uno Stato che, per quanto non grande come territorio, ha una grande importanza per l’influenza che a vicenda han cercato di esercitarvi due vasti Imperi; talché per molti anni si sono svolte a Sofia intorno ad esso pagine interessantissime della storia politica dell’Europa. Ma mi affretto a soggiungere che la conversazione col Principe Ferdinando è in-