802 XI. - l’italia e la questione d’obiente Ma non è un caso isolato. Allo stesso modo che è rimasto vacante il Consolato di Uskub, fu lasciata senza titolare la Legazione reggente il Consolato d’Italia è andato, conio se fosse il suo posto, a mettersi in fondo alla sala, insieme agli alti funzionarli turchi, che stanno lì in posizione d'ossequio alla presenza del Pascià, naturalmente senza osar dire una parola, altro che se interrogati. Creda, egregio Direttore, che vedendo là, in mezzo a quo’ funzionarii turchi e sullo stesso rango, chi, bene o male, e sia pure provvisoriamente, rappresenta il mio Paese, mi sono sentito profondamente umiliato, e non so che cosa scriverei, se non mi fossi imposto di non fare commenti. Ho poi saputo da lui stesso che questo dragomanno è oriundo albanese, di Scutari, che è stato assunto con 100 lire al mese, e che non potendo vivere naturalmente con queste 100 lire al mese, per sbarcare il lunario, fa anche il commissionario in pelli, lana e altri prodotti del Paese. Non ho saputo e non ho avuto il coraggio di domandargli se è ancora suddito turco, se è protetto italiano, o altro.... Egli si lamenta di questa sua posizione nè carne, nè pesce. Poiché, non essendosi ancora inalberata la bandiera del Consolato, e non essendo nè definitiva, nè comunicata al Governo Turco la sua nomina, una qualunque Autorità turca, quando egli va a parlare a nome dell’Italia, potrebbe benissimo metterlo alla porta, senza che il nostro Governo potesse fare il menomo passo, essendo dalla parte del torto. Era le altre cose, mentre tutti gli altri Consolati hanno organizzato un servizio per il loro corriere, il rappresentante, sia pure provvisorio, del nostro Paese non è stato a questo proposito interpellato e deve servirsi.... della Posta turca. — Ma è possibile — mi sono sentito dire da parecchi Consoli — che il Governo di Roma non pensi alla figura che fa fare al vostro Paese, che in questo momento non capisca l’importanza dei Consoli Europei a Uskub?