186 VI. - USKUB È evidente ohe in un tempo più o meno breve si produrranno avvenimenti e complicazioni le quali potranno avere per conseguenza la soluzione del problema orientale in un modo o nell’altro, ma sempre a danno dell’impero Ottomano. Hi Imi pascià io ha capito e si sforza di persuadere anche le persone che circondano il Sultano della necessità assoluta di fare sul serio, convinto che solo con 1’ applicazione delle riforme si possano allontanare eventualità dolorose per l’impero. Ma riescirà?... Malgrado tutta la sua buona volontà, egli non ha potuto vincere lo scetticismo generale. E ho già detto le ragioni per cui non è possibile un mutamento vero di regime in Turchia. Il giorno stesso del passaggio della Commissione che aveva cercato inutilmente di piegare gli Albanesi, aveva dato nuove disposizioni per essere preparato contro un possibile colpo di mano da parte di costoro. Già da due o tre giorni aveva mandato 6 battaglioni a Prizlend onde tranquillizzare quella popolazione che da parecchi giorni non usciva più di casa temendo un attacco da parte degli Albanesi. Quel giorno inviò altri battaglioni a Mitrovitza, e fra i telegrammi mandati mentre discorreva con me, vi fu anche l’ordine di non esitare nell’agire contro gli Albanesi al menomo accenno di attacco o di ribellione. Ordini severissimi egli aveva già mandato qualche settimana prima, temendo qualche attentato, quando a Mitrovitza si insediò il Console Russo. Ma nemmeno Hilmi pascià quando discorreva con me per l’appunto del contegno minaccioso degli Albanesi e mandava quegli ordini telegrafici, imma-