La guardia di Abd-ul-Hamid 71 truppe del Sultano, con un breve combattimento, s’impadronirono della città. Ma in sostanza gli Albanesi avevano avuto causa vinta, poiché se avevano dovuto finire per lasciare che Dulcigno passasse al Montenegro, erano rimasti a loro e alla Turchia i distretti che il Congresso di Berlino aveva stabilito dovessero far parte del Principato Montenegrino. Di questa gente che con la prepotenza e con la leggenda della loro ferocia, del loro ardire e della loro crudeltà, avevano saputo acquistare tanto prestigio, il Padiscià formò da allora in poi, in gran parte, la sua guardia personale, così come scelse fra i capi albanesi i più cospicui e i più temuti per farne dei Ministri, dei Governatori e degli uomini di sua completa fiducia nelle cariche del Palazzo.... Convinti di essere riusciti ad imporsi all’ Europa, e protetti dal Sultano, si capisce di leggieri come, insofferenti di ogni legge e di ogni autorità, malgrado l’Albania faccia parte integrale dell’ Impero Ottomano, essi si sieno considerati liberi ed indi-pendenti. Devoti e fedeli al Sultano, che dà loro così generosamente titoli, ricchezze e brillanti uniformi — l’albanese, a qualunque classe appartenga, ha un debole per le uniformi ricamate d’oro e d’argento — si sono considerati un po’ come un paese indipendente posto sotto l’alto protettorato del Sultano e nient’altro. Ho già parlato di Pritchina e di Ipek, ma vi sono parecchi altri punti dove l’Autorità ottomana non ha mai potuto penetrare. E dove se qualcuno, fosse pure la più alta personalità dell’impero, voleva viaggiare, bisognava subisse le imposizioni dei capi e ottenesse per visitare il loro paese il loro permesso e