180 VI. - USKOB finanze dello Stato, la dilapidazione del pubblico denaro che fa la Lista Civile, la quale ha finito per ipotecare in mano della finanza cosmopolita tutte le risorse del Paese. Nessuno sa più ciò che costa la Lista Civile. A poco a poco sono passate al patrimonio privato del Sultano una quantità di fondazioni religiose, tutte le proprietà dei condannati a morte, degli esiliati, e poi una quantità di terre sulle quali con un. pretesto qualunque egli ha invocato diritti di proprietà che nessuno ha osato contestargli. Il primo resultato di queste appropriazioni per le quali si calcola che il Califfo sia proprietario di un settimo o di un ottavo del suo Impero, è stato quello di dover alzare le tasse a tutti per rimediare al provento che veniva a mancare all’erario, le proprietà imperiali essendo esenti da qualunque imposta. Le concessioni ferroviarie, di navigazione, per i lavori pubblici, sono date tutte per far denaro nel momento del bisogno immediato, senza preoccuparsi se la capacità contributiva del Paese permetta o no nuovi carichi. Si fanno concessioni e contratti con clausole formulate appositamente onde dar poi pretesto a litigi nei quali — manco a dirlo — il Governo Ottomano ha sempre la peggio. Ben inteso quando la cosa interessa degli Europei e v’è dietro all’industriale, al commerciante, all’appaltatore, un Console, un Ambasciatore — magari una squadra per appoggiare le sue pretese. Un litigio col Governo Ottomano è una fortuna, poichò in questi casi “ si chiede il doppio, ci si accontenta della metà — e se si prende il quarto si fa sempre un buon affare. „ Dato questo complesso di cose — e a voler nar-