324 xi. - l’italia e la questione d'oriente lorosamente si trovava all’epoca del Congresso di Berlino. „ Ho già riferito le parole dell’onorevole Cir-meni che sono in certo modo la sintesi di quello che egli disse in quella seduta. Gli onorevoli De Martino e Guicciardini si fecero anche essi eco delle apprensioni del Paese. Il primo accennò ripetutamente “ agli accordi più o meno palesi delle Potenze direttamente interessate, quegli accordi che rivelano una preparazione verso un avvenire che è di colore oscuro „ mentre il secondo accennò alla necessità che l’Italia, invece di accontentarsi di assicurazioni vaghe, dal momento che è alleata con l’Austria, concreti e si metta con questa d’accordo su un programma relativo all’Albania, magari imponendo alla Porta riforme le quali valgano a migliorarne le condizioni. Fuori della Camera, in alcune sue lettere dall’Albania al Giornale d’Italia, l’onorevole Di San Giuliano ha egli pure richiamato l’attenzione sulla grave questione notando la deficenza della nostra preparazione in confronto dell’attività spiegata dalla Potenza i cui interessi su quella costa sono in assoluto conflitto coi nostri. Non sono mancati quindi nè dalla tribuna parlamentare, nè nella stampa, gli avvertimenti e gli ammonimenti. Dei quattro oratori a cui ho accennato, e che pure appartengono a varie parti della Camera, non uno si dichiarò soddisfatto delle dichiarazioni del Ministro. Ma, ciò che ho narrato a proposito della nostra rappresentanza diplomatica al di là del Danubio, quello che è avvenuto a proposito del Consolato ad Uskub, mostra come, pur troppo, di quegli avvertimenti non sia stato tenuto alcun conto. Non si comprende che siamo già in una situazione