Le donne serbe a Costantinopoli !> Però mentre i Bulgari non ebbero più nè Esarca nè indipendenza religiosa fino al 1871, il Patriarcato serbo, soppresso contemporaneamente, rivisse poco tempo dopo e durò ancora qualche secolo per circostanze speciali e curiosissime. Dopo la famosa battaglia di Kossovo, una delle condizioni di pace, fu quella che il Sultano Bajazet sposasse, come moglie legittima, la figlia dello Czar Lazzaro, e, poco dopo, un’altra figliuola di Lazzaro sposò un altro Sultano. Nè queste furono le sole donne serbe che passarono a Costantinopoli, esercitandovi una influenza la quale, in una certa misura, valse a rendere un po’ meno dura l’oppressione turca, o per lo meno a ottenere, di quando in quando, qualche concessione. A Costantinopoli, e nella Corte del Sultano, queste donne serbe, e i connazionali che essi vi avevano chiamato, rappresentavano in certo modo l’elemento colto e più incivilito. La lingua serba era conosciuta e si parlava correntemente. Era anzi la lingua adoperata dalla Turchia e dai suoi Ambasciatori nelle trattative e nelle stipulazioni diplomatiche, poiché non conoscevano naturalmente il latino, e non potevano pretendere che gli stranieri capissero o parlassero il turco. L’influenza di questo elemento fu cosi forte che la Turchia ebbe in quell’epoca parecchi Gran Vizir di origine serba, e fra gli altri il Sokolovich, che di tutti fu il più celebre. Questo Sokolovich aveva un fratello monaco il quale pian piano, passando per i varii gradi della gerarchia ecclesiastica, era arrivato ad essere nominato vescovo. Il Gran Vizir, naturalmente, si era fatto mussulmano, ma era rimasto sempre in ottime relazioni col fratello, cosicché quando questi insistè