40 II. - IN SERBIA Naturalmente con Sua Maestà la Regina Draga, alla quale, trattenendomi qualche giorno a Belgrado, e dopo essere stato ricevuto dal Re, aveva fatto manifestare, per l’appunto a mezzo della signorina Pe-tronievich, il desiderio di poter porgere i miei omaggi, la conversazione non toccò che incidentalmente la politica. Vi accennò appena, perchè avendo saputo che lo scopo del mio viaggio era quello di rendermi conto un po’ sul posto e nei paesi più interessati, della questione macedone, non era possibile non parlare di ciò che è sempre l’argomento di attualità: le aspirazioni cioè dei Serbi ancora soggetti all’impero Ottomano ed esposti continuamente alle vendette, ai soprusi e alle crudeltà degli Albanesi. Ma non avendo la menoma intenzione di fare un’intervista.... si parlò, fra lo altre cose, del pericolo delle interviste. La Regina, che è una bella donna in tutto il senso della parola, nella conversazione parla con vivacità, ma nel tempo stesso con un grande senso della misura. Si esprime in francese con ottimo accento, e mi diceva che, senza saperlo parlare, comprende però abbastanza bene l’italiano. Del resto accade abbastanza di frequente in Serbia di incontrarsi con persone che non sanno una parola di francese, e intendono invece e sanno esprimersi abbastanza bene in italiano, il che trova la sua spiegazione nei frequenti contatti con la Dalmazia, dove vi sono altri Serbi, e col ricordo della potenza della Repubblica di San Marco. Anche da Sua Maestà la Regina di Serbia mi sono sentito rivolgere una domanda, alla quale sono oramai abituato, perchè mi è stata fatta sotto varie e lontane latitudini, e che prova la giustificata ce-