La riforma tributaria e le decime 175 “ gliaia e migliaia di persone oneste, che non è facile trovare — mi diceva sorridendo — non solo in Tur-“ chia, ma in nessun paese del mondo. Fissare l’im-“ posta sul terreno posseduto non è possibile, inquan-“ tochè, da noi, mancano le braccia, e il proprietario “ spesso non coltiva che una parte del suo terreno. “ Si corre quindi il rischio di far pagare ò troppo o “ troppo poco. Di tutti i mezzi, quello che mi sembra “ migliore è di stabilire un fisso sulla media degli ul-•“ timi cinque o sei anni in ogni paese, e lasciare poi ai “ contadini di mettersi d’accordo fra loro circa la ripar-“ tizione della somma. Con questo sistema s’incoraggia “ indirettamente anche la coltura, perchè, restando “ fissa la quota, se aumentano la produzione, fini-“ scono per pagare proporzionalmente molto meno. “ A Costantinopoli hanno in massima approvato “ tutte queste mie proposte. Ma non si può mutare “ così radicalmente da un giorno all’altro tutto un “ ordine di cose che dura da secoli. — „ Di questa riforma tributaria — che a ragione l’ispettore chiama la parte fondamentale del suo programma — per ora non se ne vede nemmeno il principio, e credo se ne farà un bel nulla. In teoria può anche sembrare una gran bella cosa. Ma nell’applicazione, il sistema escogitato da Hilmi pascià presenta enormi difficoltà. Comincia col non essere equo pel modo col quale è stabilita e consolidata la decima sulla media degli ultimi cinque o sei anni. Per l’appunto in questi ultimi cinque o sei anni, a causa delle esigenze sempre maggiori dell’Erario e della Lista Civile — il che è tutt’uno — l’imposta è stata grandemente aumentata. Aumentata in modo tale che in alcuni villaggi i contadini hanno addirittura abbandonato i loro campi,