La politica di Stambuloff 95 Tutte le sore vi è circolo, e anche quelli che non vi passano abitualmente la serata vi danno però una capatina, per vedere i telegrammi e sentire se ci sono novità. Da un certo punto di vista la professione del diplomatico a Sofìa assomiglia molto a quella dei reporters di giornali. Si tratta anche per loro, come per il giornalista, di tenere bene e prontamente informato il proprio Governo. Sono soci del Club non solamente i Diplomatici, ma anche dei Bulgari, specialmente ufficiali, e parecchi uomini politici. Lo frequentava abitualmente andandovi ogni sera a fare la sua partita di besigue il povero Stambuloff, e fu per l’appunto uscendo, e a poca distanza dal Club, che fu barbaramente pugnalato. Era in carrozza con l’amico suo più intimo, il Petkoff, attualmente capo del partito stam-bulovista, poco numeroso alla Camera poiché non conta ohe undici o dodici Deputati, ma che tuttavia ha sempre una base considerevole nel Paese. Poiché lo Stambuloff, checché ne potessero dire i suoi avversarii — e del resto anche essi oramai lo riconoscono — aveva delle qualità di uomo di Stato di primissimo ordine. La lotta che egli sostenne per tanti anni è stata una lotta epica. Certo, anche molti di quelli che furono fidati amici suoi, si accordano nel ritenere che, negli ultimi anni, aveva ecceduto e che il suo governo aveva assunto un carattere troppo tirannico. L’energia nella repressione, precisamente a proposito della questione macedone, aveva passato il segno, e alcune misure, alcune esecuzioni — come la fucilazione di Paniza, per esempio — non furono giudicate necessarie, nemmeno da molti che pure approvavano ciecamente la sua politica. Non bisogna dimenticare a questo proposito che,