I corrispondenti esteri 161 suo non lia alcuna difficoltà. Solamente, e sopratutto se il corrispondente vuole andare in paesi dove il Governo ha interesse a che non si parli troppo di ciò che vi accade, si affretta a far osservare all’ Ambasciatore che o per una ragione o per l’altra — in questi ultimi anni sono i briganti bulgari che suol mettere innanzi — non può completamente garantire la loro sicurezza personale. /Ambasciatore, che di grattacapi ne ha già abbastanza, il più delle volte finisce per sconsigliare il giornalista. Non è, ripeto, la regola assoluta, ma spesso cosi accade. Se il giornalista poi insiste per andare ugualmente, non è ancora partito che già co-ì linciano le noie.... o le lusinghe. Perchè si è dato anche il caso — e meno raramente di ciò che si può credere — d’un giornalista partito per l’interno, animato da santo zelo, col programma di raccogliere sul posto tutte le informazioni possibili, onde scuotere l’Europa e costringerla ad occuparsi delle popolazioni oppresse, e che dopo qualche settimana è ritornato a Costantinopoli convertito.... per lo meno al silenzio. Una malattia qualunque — e provvidenziale — gli ha impedito di continuare a mandare corrispondenze al suo giornale, e quando si decide a riprendere il treno per tornare al suo paese, oltre alle deferenze che già gli ha usato il Governo, il Sultano, sotto forma di una onorificenza, gli manda anche un ricordo del suo soggiorno sulle rive del Bosforo.... da aggiungere agli altri. Ci sarebbe tutto un capitolo da scrivere, e dei più interessanti, a proposito della stampa a Costantinopoli e del modo abilissimo con cui la Sublime Porta, e il Sultano che di ciò si occupa personalmente, cercano di impedire che la stampa eu-V. Maktegazza, Macedonia. 11