68 III. - IjA vecchia sekbia a tale contegno e dopo replicati appelli alle Potenze, minacciava di riprendere le armi. Ci fu un momento nel quale si temette che, provocata da questo-conflitto fra Montenegrini e Albanesi, potesse riaccendersi la guerra. Le Potenze invitarono formalmente il Governo Ottomano a prendere delle misure contro gli Albanesi. Ma la Sublime Porta, dopo aver protestato contro le accuse che lo si facevano di incoraggiare esxsa stessa il movimento, dichiarò di non sentirsi in grado di reprimere l’insurrezione albanese e ridurre all’obbedienza questi suoi sudditi de’ quali una piccola parte dovè passare ad un altro Stato. Qualche tempo prima, il Sultano aveva mandato in Albania Mehemed All, uno dei due plenipo-tenziarii turchi al Congresso, per vedere se poteva ottenere lo scioglimento della Lega. Ma Mehemed Alì, con tutta la sua scorta, fu massacrato dagli Albanesi, e il ricordo del tragico avvenimento servì nella nota con cui la Sublime Porta rispose alle Potenze per dimostrare che ben lungi dall’essere essa d’accordo con gli Albanesi, questi non volevano assolutamente riconoscerne l’autorità. Gli è che allora, come oggi, la politica del Sultano verso gli Albanesi era tutta fatta sulla base di continue tergiversazioni. La loro rivolta, fino a un certo punto, giovava alla politica di Costantinopoli per non cedere quei territorii, come adesso è il pretesto posto innanzi per giustificare il ritardo nell’applicazione delle riforme. La Lega Albanese tenne allora in iscacco le Potenze e la Turchia per parecchi mesi. Tutte le transazioni che la diplomazia propose per vedere se era possibile arrivare ad un accordo, dando al Montenegro altri distretti invece di quelli ai quali gli Albanesi parevano annettere maggiore impor-