208 VII. - SALONICCO il loro possesso convertendo in tante moschee le magnifiche chiese bizantine, ancor più belle e più ricche di quelle di Costantinopoli, non possono a meno di assistere con un sentimento di ira mal repressa, a tutto questo movimento che, greco o serbo o bulgaro, mira a rafforzare sempre più a loro danno l’elemento cristiano. Per quanto non leggano giornali, e non conoscano molto la geografia, per quanto nelle moschee, quando la flotta francese occupò Mitilene, si sia loro raccontato che era venuta per rendere omaggio al Padiscià, e vi abbiano creduto, pur tuttavia han sentito parlare vagamento della importanza che in Europa si annette al possesso di Salonicco, e della eventualità che l’antica loro città possa cadere in mano degli odiati giaurri. In quel giorno toccherebbe a loro di esulare, di andarsene in paesi lontani per poter vivere ancora sotto le leggi del Corano. Toccherebbe ad essi la stessa sorte di quei Mohadjir che sono venuti a cercare asilo fra loro dalla Bosnia, dalPErzegovina o dalla Bulgaria.... Intanto sono già stati cacciati in certo modo dalla città, e tranne quelli che possono disporre di mezzi, han finito per riunirsi ad abitare in alto, in un quartiere poverissimo, dove non è prudente inoltrarsi senza essere accompagnato dai gendarmi o dalle guardie consolari. Se ne stanno lassù in poverissime case, e fra le ruine dell’antica fortezza costruita dai Veneziani nel medio-evo, sul posto ove sorgeva anticamente l’Acropoli, e di cui una parte serve come prigione. Dalla cima del monte Kortiach a cui Salonicco è addossata, e dove si arriva dal quartiere turco in poco più di mezz’ora, e a piedi, perchè non vi è che una strada tracciata, si gode la vista di uno splendido