154 VI. - USKBB È a queste grandi tradizioni storiche che si appoggiano le rivendicazioni dei Serbi su Uskub, che dopo Ipek fu anche sede del loro Patriarcato. Pino da allora la Chiesa e lo Stato erano l’una nell’altro compenetrati, e ciò spiega una volta di più come, durante la dominazione turca, quando tutto fu travolto dal fanatismo mussulmano, lldea della nazionalità s’identificò sempre nell’ idea religiosa. Cosicché, prima ancora di pensare alla indi-pendenza politica, ma sapendo che a questa è di avviamento, i popoli oppressi hanno lottato per la indipendenza religiosa. La Chiesa nazionale è una prima forma di indipendenza. I Bulgari hanno lottato, si può dire, da secoli per riavere il loro Esarcato, e il riconoscimento dell’E-sarca ha preceduto di pochi anni il loro risorgimento politico. Oggi la loro propaganda, come quella serba, è imperniata sulla propaganda religiosa. Ma i Serbi, come ho già avvertito, si trovano in una certa condizione d’inferiorità in questa lotta, poiché, avendo il loro Patriarcato la sua sede a Belgrado, non ha giurisdizione effettiva che sui Serbi del Principato. Ha dovuto limitarsi a cercare di ottenere che almeno, pur rimanendo soggetti al Patriarca Ecumenico, nei paesi ove vi sono Serbi, i preti ufficino in pravoslavo. Questa lotta per ottenere Vescovi di nazionalità serba a Ipek, l’antica sede del Patriarcato, a Uskub e in altre città, sopratutto per controbilanciare la propaganda bulgara fatta per mezzo del clero dell’Esarcato, dura da molti anni e ha subito varie vicende. V’è stato un periodo, quando le relazioni fra la Bulgaria e la Turchia erano assolutamente amichevoli, nel quale il Governo Ottomano, per favorire i Bulgari, si opponeva