230 Vili. - MONASTIR trice dello statu quo. Ma non era necessario accentuasse le cose in modo tale da doventare la fedele alleata dell’ Impero Ottomano. E in una questione nella quale, alla fin de’ conti, si tratta come sempre di sottrarre ai Turchi popolazioni cristiane, o per lo meno di migliorarne la sorte per quanto è possibile. Non possono oramai più illudersi. Quella che essi chiamavano la 'Grande idea, ha fatto parecchi passi indietro, e il Grande Impero Greco va relegato fra i sogni, dopo ohe si è affermata forte e vigorosa nella Penisola Balcanica la razza slava, e due nazionalità sono sorte a contenderle l’influenza. Invece d’invocare le tradizioni storiche, ormai lontane e di valore assai problematico, la Grecia dovrebbe limitare le sue aspirazioni su un terreno pratico e possibile, anziché mostrare per ogni nonnulla una esagerata suscettibilità. Fino al punto, per esempio, di scagliare — come facevano qualche mese fa i loro giornali — le più volgari ingiurie contro l’Italia — dimenticando lo slancio generoso con cui tanta gioventù è accorsa a combattere a fianco dei suoi soldati — solo perchè nella nostra stampa si è discusso delle aspirazioni dell’Italia ad esercitare una legittima influenza in Albania. Nessuno, nemmeno i Serbi e i Bulgari, contestano che in una eventuale spartizione di ciò che rimane ancora di Turchia in Europa, la Grecia debba avere la sua parte. V’è una zona marittima in Macedonia, nella quale l’elemento greco è assolutamente in prevalenza, e al sud di Monastir, verso i confini della Tessaglia e dell’Epiro, vi sono paesi del pari quasi completamente greci, cosa della quale non si potrà a meno di tenere un certo conto. Che se anche in questi paesi al sud di Monastir, per esempio, e